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Specialmente per le imprese che puntano all’internazionalizzazione, la Platform Economy rappresenta con ogni probabilità il modello tecnologico e organizzativo più efficace. La modularità delle piattaforme consente infatti a qualsiasi tipo di organizzazione di maturare l’agilità e la resilienza necessarie per stringere un numero sempre più elevato di collaborazioni con partner strategici e a competere con concorrenti ben più strutturati e affermati sul mercato.
Basti pensare a cosa sono state capaci di fare, in termini di crescita, startup come Tesla, Uber, Spotify e Airbnb, e a come grazie alla Platform Economy sono riuscite a rivoluzionare nel giro di pochi anni le logiche e i meccanismi di mercati consolidati da decenni, tradizionalmente in mano a poche grandi corporation.
Ma esattamente che cosa si intende per Platform Economy? L’ambito è così giovane che anche sul versante accademico non esiste una definizione univoca. C’è chi la circoscrive come una componente dell’economia che fa leva sulla digital transformation per abilitare nuovi modelli di business e interazioni innovative, sia all’interno sia all’esterno dell’organizzazione. Altri la considerano alla stregua di un’infrastruttura potenzialmente comune a tutti i settori. E poi c’è chi la definisce una stratificazione di tutte le forme di impresa digitale che hanno fatto dei concetti di sharing, collaborative, gig, e on‑demand economy il tratto distintivo della propria offerta.
Una cosa è certa: per abilitare i processi in modo da cogliere i vantaggi della Platform Economy è necessario puntare sulla creazione di un ambiente digitale fortemente connesso con l’ecosistema di cui è al servizio. Il fattore tecnologico, ossia la Piattaforma Digitale che sta alla base della Platform Economy, è quindi fondamentale, ma il suo valore intrinseco non può prescindere dall’ecosistema di riferimento: in altre parole, il successo della piattaforma è determinato dalla capacità con cui è in grado di rispondere ai bisogni specifici della industry di cui fa parte, oltre che dalla capacità di scalare velocemente man mano che il business si evolve.
Più nello specifico, l’azienda che ha l’ambizione di trasformarsi in una piattaforma sfrutta le risorse e le competenze tecnologiche per mettere in relazione asset, persone, processi e organizzazioni attraverso i dati, nel contesto di un ecosistema interattivo, dinamico e in continua evoluzione. Seguendo i dettami della Platform Economy, infatti, l’organizzazione è in grado di abilitare un’infrastruttura di servizi che possono essere resi disponibili in tempo reale non solo ai suoi dipendenti e ai partner, ma soprattutto ai clienti e ai prospect.
Nelle Platform Company i dati e i servizi vengono messi a disposizione del business come se fossero dei mattoncini che, combinati tra loro, permettono di creare rapidamente nuove proposizioni e soluzioni coerenti con gli obiettivi di business e con le esigenze degli stakeholder. Superando la logica dipartimentale, monolitica e rigida delle classiche infrastrutture informatiche e sfruttando le potenzialità delle tecnologie cloud, le Platform Company fanno leva su un’architettura IT modulare e su una struttura aziendale più flessibile, che permette loro sia di cogliere tempestivamente nuove opportunità di business, sia di rafforzare e ampliare quelle già consolidate. L’architettura deve perciò essere fondata su microservizi che comunicano tra loro e con l’esterno tramite API, e deve poter contare su un layer intermedio in grado di sfruttare i fast data e di disaccoppiare i canali esterni dagli applicativi sottostanti: in questo modo è possibile garantire che la piattaforma sia scalabile e affidabile.
Al crescere delle esigenze di business, delle relative funzionalità della piattaforma, e del traffico di utenti che la utilizzano, aumenta inevitabilmente la complessità dei sistemi e della piattaforma stessa. Diventa quindi fondamentale riuscire a gestire e orchestrare questa complessità, adottando le giuste tecnologie e pianificando con lungimiranza le scelte strategiche.
Ecco alcuni aspetti e criticità da tenere a mente:
Oltre alle soluzioni e delle competenze tecnologiche, le aziende che intraprendono la strada della Platform Economy devono implementare anche nuove capacità e conoscenze di business, con l’obiettivo di identificare le necessità e le opportunità del mercato ideando strategie efficaci sul lungo periodo. In questo senso, la Business Agility diventa un requisito base per rispondere velocemente agli stimoli dello scenario competitivo, ma è la propensione all’apertura, insieme alla resilienza e alla flessibilità, che garantirà una maggiore facilità di integrazione con nuovi partner e nuovi clienti.
Come si è visto, la Platform Economy offre una serie di indiscutibili vantaggi per il business, soprattutto in prospettiva futura. Ma costruire da zero la propria piattaforma è un processo lungo, complesso e oneroso, sia sul piano economico, sia su quello tecnologico sia su quello del change management. Ecco perché conviene intraprendere questo percorso di innovazione affidandosi a partner qualificati, in grado di gestire tutti gli aspetti della trasformazione: dall’individuazione delle esigenze di business alla progettazione di una soluzione su misura, passando per la scelta delle migliori componenti tecnologiche e dei modelli di costo più appropriati.
Mia‑Platform ti aiuta a trasformare la tua azienda in una Piattaforma Digitale in grado di cogliere le opportunità della Platform Economy, riducendo il time to market, ottimizzando i costi di sviluppo e migliorando la Developer Experience.